Il direttivo

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mercoledì 14 maggio 2014

Chiuso con il tema dell'"ecologia umana" il Seminario di Bioetica

La ricerca di una migliore qualità della vita oggi richiede di tornare a rispolverare soprattutto l’educazione alla coscienza, dandole il giusto senso e valore.

Si è concluso, mercoledì 7 maggio, con la relazione del prof. Nino Sammartano e con la consegna degli attestati di partecipazione, il Seminario di Bioetica organizzato dal Movimento per la vita ONLUS Marsala.

L’intervento del prof prof. Sammartano, giunto a termine del Seminario “Quale qualità della vita; giovani e prevenzione”, è stato utile ai partecipanti per comprendere bene il concetto di “ecologia umana”.

Nei 4 precedenti incontri si era discusso di ciò che interferiva con una buona qualità della vita: partendo dalla nascita si è proseguito nella difesa della fertilità, quindi successivamente si è discusso dell’importanza di uno stile alimentare sano e dell’attività fisica, per finire con le dipendenze ed in particolare quella da bevande alcoliche.

Nell’ultimo incontro il prof. Sammartano ha invece indicato alcune forme di inquinamento umano, quale substrato, ovvero causa, dei molti malesseri della società moderna.

Il termine “ecologia umana” – ha spiegato Sammartano – fu utilizzato per la prima volta da San Giovanni Paolo II nell’enciclicaCentesimus annus (n. 38) a proposito dell’importanza che l’uomo deve dare al rispetto della struttura naturale e morale di cui è stato dotato.

Il termine fu ripreso in seguito da Benedetto XVI in Caritas in Veritate (n. 51) allorché invitava i lettori a non fare alcuna distinzione fra ecologia ambientale ed ecologia umana. Il Papa emerito sostiene che i doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Il libro della natura è uno e indivisibile – continua Ratzinger – sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale.

Nella mentalità odierna perdura la separazione tra le dimensioni costitutive della persona, in special modo la razionalità e l’affettivià, la corporeità e la spiritualità – ha continuato Sammartano, citando il documento della CEI, Educare alla vita buona del Vangelo (n.13).

Ciò causa il dominio dall’impulso momentaneo, ovvero, un irrefrenabile voglia di dare peso – spesso in modo eccessivo – alla dimensione emozionale che viene sempre più amplificata dai processi della comunicazione.

A pensarla in questo modo non sono solo i cattolici, ma è un tema a cui molti si stanno interessando: sociologi, studiosi, filosofi, anche atei.

Sono le emozioni che ci fanno stare al passo con la rapidità, l’accelerazione e la facilità di movimento che contraddistingue ormai la nostra società. Per spostarci meglio possiamo portare con noi solo poche cose.

I modelli che abbiamo intorno ci spingono a “consumare” emozioni senza saperle riconoscere né tanto meno gestirle o armonizzarle. Vige oggi l’analfabetismo emotivo. Ciò è rischioso perché crea disordine e malessere. Va prendendo piede un modello di uomo di superficie: è questo il pensiero di Vittorio Andreoli. Questa è una tendenza – spiega Andreoli nel suo libro L’uomo di superficie - in cui guardiamo solo all’esteriorità e crediamo reale solo ciò che è in superficie.

Viviamo ormai in una società liquida – ha rivelato Sammartano, citando Zygmunt Bauman – in cui non si fa più riferimento alla struttura, alla profondità, al vero valore delle cose e delle persone ma si guarda all’apparenza e ciò rende inconsistenti le nostre relazioni, appunto liquide.

Il guaio è che tutto ciò provoca in noi esultanza ed euforia, anziché preoccupazione.

Di tutto facciamo un uso euforico eccessivo ed esagerato e non strumentale.

Vivere in questo modo diventa per noi, spesso, l’unica ragione di vita. Non possiamo farne a meno. Ne siamo dipendenti.

I rischi a cui andiamo incontro – ha dichiarato Sammartano – sono soprattutto due: la de-realizzazione e la de-socializzazione: meno relazione con gli amici, meno condivisione della propria vita con altri, declino del coinvolgimento sociale, perché è vero che con internet posso farmi amici in America o in Australia, ma che grado di profondità hanno queste amicizie?

Siamo sempre più incapaci di affrontare la realtà. C’è in atto un processo di declinazione dalla realtà. Fuggiamo dalla realtà per rifuggiarci nel virtuale, nel vuoto, nel nulla.

Ma c’è ancora di più. Non sappiamo vivere il tempo. Lo viviamo malissimo. Viviamo solo l’oggi; l’istante. Siamo sradicati dal prima e non proiettati verso il dopo. Se chiedete ai giovani quali sono i loro sogni molti vi risponderanno: vivere il prossimo fine settimana!

Il rischio che si corre è davvero enorme – ha spiegato il prof. Sammartano. Con questa attitudine a vivere l’oggi si scombinano alcuni processi naturali. L’esperienza umana è caratterizzata da 3 tempi ben definiti: il pre-contatto (il desiderio prolungato di ottenere qualcosa), il contatto (quando il desiderio si prolunga e ci attiviamo per realizzarlo), il post-contatto (dopo avere realizzato il desiderio esso si prolunga nel tempo). L’esperienza umana ha bisogno di questi 3 tempi per crescere e per formare uomini e donne formate, consapevoli e felici.

Si pensi a quali conseguenze negative possono portare il consumismo o per esempio i rapporti sessuali in età adolescenziale allorché si salta la fase dell’attesa.

Facendo così la nostra esperienza umana si impoverisce.

Il riflesso di ciò è il “tutto e subito” per ricercare nuove vie per una felicità che probabilmente mai troveremo, così facendo.

Quanto sin qui illustrato – ha spiegato Sammartano – può essere definito come inquinamento umano, cioè non tenere in giusta considerazione, snaturare, addirittura abusare della nostra dignità umana, della nostra struttura naturale e morale di cui ogni persona è stata dotata.

Come conseguire, come mettere in pratica allora una autentica ecologia umana?

Benchè sia un ambito in piena riflessione, a cui molti studiosi si stanno dedicando, il prof. Sammartano ha voluto fornire alcune indicazioni utili.

Occorre innanzitutto ritrovare il senso di un’educazione (di un’autoeducazione ed educazione degli altri) che guardi all’uomo come persona, come un essere dotato di tante dimensioni (fisica, spirituale, morale, pscichica, relazionale, emozionale, ecc, ecc). No all’uomo produttore; no all’uomo consumatore.

Bisogna, inoltre, riscoprire il coraggio di educare – ha proseguito Sammartano –, soprattutto educare alla virtù, un termine che sta scomparendo dal nostro linguaggio, anzì, viene usato per denigrare o prendere in giro, non tenendo in considerazione, invece, che è la caratteristica fondamentale dell’essere umano, la qualità umana per eccellenza, anzi, l’essenza dell’essere umano.

L’orizzonte della virtù non è moralista ma umanista. Se vogliamo il bene dell’uomo dobbiamo desiderare ciò che più lo eleva, ciò che gli permette di dare il meglio di sé.

Il culmine della realizzazione umana, è in definitiva – ha detto Sammartano – vivere virtuosamente.

Ed è la coscienza ciò che ci aiuta a vivere virtuosamente. Non la coscienza intesa come spontaneità, istinto, libertà di fare ciò che si vuole, ma come una legge, che l’uomo – disposto ad ascoltarla – scopre dentro di sé; una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce – che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre –, chiaramente dice alle orecchie e al cuore: fai questo, fuggi quest’altro. Questa coscienza è la stessa in ogni essere umano.

L’incontro con il prof. Nino Sammartano è stato un epilogo davvero interessante del Seminario di Bioetica organizzato dal Movimento per la vita ONLUS Marsala. Un corso di formazione che ha messo in luce sicuramente i tanti fattori di pericolo per la salute e per la vita umana ed ha suggerito strumenti per migliorarsi, ma che alla fine ha saputo soprattutto individuare la causa di molti problemi: l’inquinamento umano; ed ha indicato con fermezza che la ricerca di una migliore qualità della vita oggi richiede di tornare a rispolverare soprattutto l’educazione alla coscienza, dandole il giusto senso e valore.


Vittore Saladino

giovedì 8 maggio 2014

Incontri di Sensibilizzazione alcologica a Marsala: "Prima dei 18 anni l'’alcol non dovrebbe essere assunto"

Aprile, mese della prevenzione alcologica: gli eventi a Marsala



Si è conclusa, venerdi 25 aprile, con un intenso e allo stesso modo piacevole Interclub (Incontro di confronto e dialogo tra i CAT, Club Alcologici territoriali e la comunità locale), a cui hanno partecipato molte famiglie dei CAT e diversi servitori insegnanti dei clubs di tutta la Sicilia, la ‘tre giorni’ organizzata a Marsala in occasione del mese della prevenzione algologica. L'evento è stato realizzato grazie al sostegno del Movimento per la vita, della Fondazione S.Vito, della SIGEL e della ZICAFFE'.Per l’occasione è stato invitato a partecipare il presidente dell’ARCAT Sicilia (Associazione regionale dei club algologici territoriali), il dott. Nunzio Lanza, proveniente da Bronte (CT) e il presidente nazionale dell’AICAT (Associazione italiana Club Algologici territoriali), dott. Aniello Baselice, proveniente da Salerno.
Quest’ultimo, mercoledì 23 aprile, aveva tenuto, insieme alla dott.ssa Antonella Bianco del Sert.T di Marsala, un incontro sul tema “UNA VITA DA SBALLO: GIOVANI E DIPENDENZE” presso il Salone dell’Opera/Santuario Madonna di Fatima di Birgi.
Il dott. Baselice si è soffermato in quell’occasione a parlare soprattutto dell’importanza dell’informazione da fornire sin da giovanissimi sui danni causati dall’assunzione di alcol anche a partire da piccole dosi. Infatti soprattutto i giovani non dovrebbero fare uso di bevande alcoliche perché sono più vulnerabili ai danni dell'alcol.
Sotto i 16 anni, gli enzimi in grado di metabolizzare l’alcol sono completamente assenti; tali enzimi arrivano a maturazione non prima dei 21 anni d’età. Ciò vuol dire che prima dei 16 anni l’alcol non dovrebbe essere assunto nemmeno in quantità moderate, in quanto l’organismo non è ancora in grado di metabolizzarlo. Tra i 16 e i 21 anni, invece, la metabolizzazione è più difficoltosa e più lenta, quindi la dipendenza arriva prima, perché i danni dell'alcol al fegato e al cervello sono indotti da dosi più basse.
Per quanto riguarda i danni al Cervello, ha dichiarato il dott. Baselice, bisogna sapere che esso completa la sua maturazione tra i 20 e i 21 anni con importanti varianti individuali, per cui occorre preservarlo dall’azione tossica dell’alcol.
Come è comprensibile, prima di questa età, quindi, le cellule cerebrali sono particolarmente sensibili e la loro fisiologia e naturale maturazione può venire facilmente alterata dalle droghe e dall’alcol.
L’informazione da sola però non basta ha dichiarato Nello Baselice; ad essa va necessariamente accompagnato un cambiamento della cultura e degli stili di vita di ogni famiglia. Non si può, in sintesi, chiedere ai figli di non bere durante le loro feste e scampagnate, quando i genitori ne fanno uso regolare durante ogni ricorrenza e non hanno definito il loro rapporto col bere alcolici.
Il presidente Baselice ha inoltre illustrato ai presenti, come, nel passaggio dall'alcol alla sobrietà, i Club algologici territoriali (2050 in tutta Italia), sono sempre più un fondamentale nodo nella rete del benessere e in 35 anni di attività hanno aiutato centinaia di migliaia di persone e famiglie ad uscire fuori dalla dipendenza dell’alcol e a diventare persone più mature e responsabili.
Di lavoro di rete si è parlato anche giovedì 24 aprile durante una tavola rotonda, diretta da Vittore Saladino, alla quale sono state invitate a partecipare esponenti delle istituzioni locali, (ASP, Comune, Prefettura, Forze dell'ordine, Diocesi, Ospedale, medici...), dell'associazionismo e della comunità locale.
A questo primo approccio, cui intendimento era di favorire le sinergie fra i vari enti e sviluppare una rete attiva e fattiva di sostegno alle famiglie con problemi alcol correlati, hanno partecipato il dott. Baselice (Presidente AICAT), il presidente del Club Alcologico Territoriale di Marsala “VIVERE LA VITA”, Salvo Piccione, l’Assessore alle politiche Sociali del Comune di Marsala, prof.ssa Antonella Genna, la dott.ssa Laura Gandolfo della Prefettura, la dott.ssa Luciana Fici del Ser.T di Marsala, la d.ssa Avvocato del serivizio pubblico di psicologia di Mazara del Vallo, il Maresciallo Barbera della Stazione dei Carabinieri di Marsala, la dott.ssa Marcella Agosta della Comunità “IL FARO”, e la d.ssa Federica Fugallo della Comunità “SAMAN”.
I lavori della tavola rotonda sono stati assai proficui e i partecipanti, entusiasti dell’interessante evento, hanno dato mandato a Vittore Saladino di promuovere, quanto prima, altri tavoli tematici per poter già passare a programmare momenti prevalentemente di lavoro e non solo di discussione.
A termine della sua visita in Sicilia, il dott. Baselice ha lanciato una grandissima sfida: organizzare in Sicilia e possibilmente a Marsala, il XXIV Congresso Nazionale AICAT, nel 2015. Un'occasione imperdibile per la Sicilia e per Marsala, per approfondire una serie di tematiche per la propria crescita personale e professionale ed organizzare un evento dove è tecnicamente possibile affrontare tutti i complessi temi dell'alcologia e che richiamerà in Sicilia per questo importante evento oltre 600 partecipanti da tutta Italia e l’attenzione delle principali testate giornalistiche.
Le famiglie dei 2 Club marsalesi, insieme ai loro Presidenti Andrea Scimemi e Salvatore Piccione e a Vittore Saladino, hanno accettato la sfida. Il direttivo nazionale e quello regionale decideranno sulle modalità di poterlo organizzare a Marsala.
Ci sarà molto da lavorare! Ma siamo fiduciosi - ha dichiarato Vittore Saladino - che le amministrazioni comunali di Marsala e Petrosino, insieme alle aziende marsalesi ci sosterranno in questo entusiasmante impegno che servirà, inoltre, a far conoscere ai numerosi partecipanti provenienti da tutta Italia, il nostro territorio e i nostri prodotti.