Il direttivo

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sabato 13 novembre 2010

LA VITA E IL CONTESTO CULTURALE ODIERNO

“La vita corporea, fisica, dell’uomo è il valore fondamentale (principio di indisponibilità), per mezzo del quale la persona umana si realizza ed entra nel tempo e nello spazio, manifesta la propria libertà, progetta il futuro, manifesta la socialità entrando in relazioni con gli altri. Soltanto il bene spirituale e totale della persona si colloca sopra il valore fondamentale della vita fisica, e solo a motivo del bene spirituale della persona è possibile sacrificare la vita corporea.


Dal riconoscimento del valore fondamentale della vita fisica scaturisce il riconoscimento del diritto fondamentale alla vita fisica (principio di inviolabilità), diritto che non può essere violato neppure per favorire la vita di altri, perché la persona umana è fine in sé, totalità di valore e non una parte della società”.

Ci aveva lasciato con queste appassionanti considerazioni il prof. Mirabile al termine del secondo incontro. Egli tuttavia ci aveva avvisato su come sia frastornata e distratta la nostra società, in cui sembra oscurarsi la luce della vita; allo stesso tempo ci ha spronati facendoci riflettere su quanto sia fondamentale che in questa società, ci siano persone, soprattutto giovani pronti a prendersi cura della vita.

A darci un quadro più chiaro e delineato, a tratti sconfortante, del contesto culturale odierno, è intervenuto nel terzo incontro del seminario il dott. Vincenzo Savatteri, responsabile del Ser.T. di Marsala, criminologo e docente di Criminologia all’Università degli studi di Palermo e Messina e illustre esperto di fenomeni isoterici.

Appare ormai a tutti evidente quanto, in una società caratterizzata dall’individualismo esasperante e dalla mancata percezione dei veri valori della vita, sia venuta meno la responsabilità di ognuno di prendersi cura dell’altro, della vita dell’altro.

Sorge invece qualche dubbio in merito ai vari interessi che inducono intere generazioni ad avere determinati comportamenti che stanno sempre più disintegrando i vecchi modelli delle relazioni umane e sociali.

Il dott. Savatteri, partendo da recenti fatti di cronaca, ha spiegato ai partecipanti del seminario in che modo, attraverso un linguaggio subdolo, ambiguo, premeditato e scrupoloso, si diffonde una cultura della morte.

È ormai prassi assodata quella di camuffare significati gravi e inaccettabili con parole poco comprensibili o gradevoli o addirittura attraenti (interruzione di gravidanza anziché aborto/omicidio; dolce morte o eutanasia anziché privazione della libertà; etc…).

Fra i casi eclatanti il dott. Savatteri ha citato la stanza della morte in Svizzera chiamata “dignitas” (una struttura
in cui si da la possibilità di uccidersi liberamente senza incorrere in nessuna sanzione), e il nomignolo ‘Peppino’ attribuito al papà di Eluana, per renderlo più simpatico e vicino, quasi un conoscente o un amico, il quale invece era sempre stato chiamato Giuseppe prima dei noti fatti di cronaca.

Il relatore ha fatto inoltre notare, con alcuni esempi, come sia sempre più crescente l’impiego di una terminologia aggressiva, giuridica, allarmistica, di assoggettamento, e ripetuta con insistenza:

Affrontare: “affrontare un tema” (o un argomento), “affrontare l’anno scolastico”, “per affrontare quest’ultima pagina”, “affronta lo scandalo delle torture”.

Blindare: “………. blinda il Cda Rai”, “Gerusalemme blindata per Pasqua”, “città / casa blindata”, “in una Madrid blindata”, “il Papa blindato da controlli severi”, “il ministro che appare blindato”.


Bombardare: “bombardare di immagini”, “bombardare di e-mail”, “bombardare di messaggini”, “bombardare di notizie”, “bombardare di telefonate”.


Munito: significa fortificato, armato, ben difeso. “Munito di biglietto”, “munito di passaporto”, “munito di carta e penna”, “la trousse munita di specchietto”, “automunito” (armato di auto?).


Scoppiare: “scoppia l’inferno”, “scoppia la lite”, “scoppia la bufera politica”, “scoppia il caso”, “scoppia il caldo”, “scoppia l’amore”.

Nella nostra società l’assedio verbale è la norma, le parole sono deliberatamente usate per confutare, ingannare, illudere, nascondere. Il suono ha una forza di penetrazione fisica nella quale l’essere umano non ha alcun controllo. Difficilmente si riesce a difendersi e a vincere.

In realtà, segni anticipatori di questa vittoria non mancano nella nostre società e cultura, così fortemente segnate dalla «cultura della morte».

L’incontro di oggi, semmai ce ne fosse stato bisogno, ci ha resi ancor più consapevoli che “ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il male e il bene, la morte e la vita, la «cultura della morte» e la «cultura della vita».

Ci troviamo non solo «di fronte», ma necessariamente «in mezzo» a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi, con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita” (Evangelium Vitae, 28). [Cito una enciclica pontificia, non per appoggiarci ad una autorità religiosa, ma perché quanto in essa si espone è convincente, in termini razionali, per ogni persona che veramente ponga al centro della sua attenzione il servizio all'uomo, per cui invito tutti a leggerla con molta attenzione]

“Il primo e fondamentale passo per realizzare questa svolta culturale consiste nella formazione della coscienza morale circa il valore incommensurabile e inviolabile di ogni vita umana” (E.V., 96)

Esso è l’obiettivo del nostro seminario: informare e formare uomini e donne che si mobilitino per una nuova cultura della vita e che sappiano custodire dentro di sé e diffondere intorno a sé ideali autentici di vita e quindi crescere nel rispetto e nel servizio di ogni persona, in famiglia e nella società.

Per tale motivo ci auspichiamo che gli iscritti continuino perseveranti a partecipare ed anzi invitino altri ad iscriversi.

Nella mobilitazione per una nuova cultura della vita nessuno si deve sentire escluso: tutti hanno un ruolo importante da svolgere” (E.V., 98).

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