Il direttivo

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lunedì 15 aprile 2013

AMORE UMANO, MATRIMONIO E FAMIGLIA


Giovanni Paolo II si è espresso circa la famiglia e la dignità del matrimonio attraverso un'estesissima e quanto mai sorprendente produzione magisteriale: “Familiaris consortio”, “Mulieris dignitatem” e altri documenti cui si aggiungono le 128 catechesi che Giovanni Paolo II tenne durante le udienze del mercoledì dal 5 settembre 1979 al 28 novembre 1984. Per questo non è facile sintetizzare il bagaglio di fede e lo spessore antropologico del suo pensiero.
Ci ha provato don Nicola Patti, parroco della Parrocchia Madonna della Sapienza, chiamato a relazionare all’incontro conclusivo del Seminario di Bioetica organizzato dal Movimento per la vita di Marsala, sul tema “L’amore umano nella visione di Giovanni Paolo II”.
L'interesse del papa per il tema dell'amore umano affonda le sue radici nei primi anni del suo sacerdozio. A contatto con i giovani delle parrocchie matura l’idea che occorre “educare all’amore”. Prosegue questa sua ricerca nel suo ministero di vescovo di Cracovia e quindi da pontefice. La dottrina di Giovanni Paolo II è nuova nell’approccio e nella prospettiva. L’esperienza acquista in papa Wojtyla un valore ermeneutico decisivo. Nella esperienza umana dell’amore egli scopre, alla luce del dettato biblico, dimensioni originarie, cariche di senso, che permettono di comprendere chi è l’uomo, in quanto persona, e quale sia il suo destino. Nel nostro corpo e nella sua struttura sessuale si esprime il nostro destino, cioè la comunione delle persone, che è riflesso dell’imago Dei.
Don Nicola ha spiegato ai circa 60 presenti tra cui numerosi giovani che la pagina genesiaca che parla della "solitudine delle origini" («Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» - Genesi 2,18) ha una connotazione positiva. Anzitutto è chiaro che l'uomo nella sua realtà creaturale è l’unico essere “davanti a Dio”. Adamo non trova una corrispondenza con il creato che lo circonda; è diverso dagli "animalia”. Ecco allora la creazione della donna che rivela ad Adamo la sua umanità nella misura in cui si trascende nel dono sincero di sé. L’uomo e la donna “si dicono” e rivelano l’un l’altro la propria umanità, il proprio essere. La coppia, intesa come “unità duale” scopre la vocazione ad auto-trascendersi e ad aprirsi all’altro vivendo nella nuova dimensione del “noi”. In altri termini l’uomo è “immagine e somiglianza di Dio” non soltanto (o semplicemente) attraverso la propria umanità personale, ma in maniera eminente nella dimensione della "communio personarum" (comunione delle persone). Creata per amore e chiamata all'amore, nella comunione delle persone umane ("maschio e femmina li creò" - Genesi 1,27) la famiglia umana partecipa ed è riflesso della comunione d'amore intra-trinitaria per la quale le tre Persone divine si amano nell'intimo mistero dell’unica vita divina.
La Familiaris consortio presenta la missione della famiglia sotto il segno della comunione delle persone, vissuta non soltanto come un’esperienza d’amore, ma come una missione d’amore. Dio manifesta il suo amore di Sposo dell’umanità attraverso il linguaggio umano e corporeo degli sposi. Questa prospettiva sacramentale è solennemente riaffermata nel terzo capitolo, in cui l’essenza della famiglia e i suoi compiti sono definiti dall’amore: «la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua Sposa» (FC17).
Don Nicola Patti ha concluso il suo intervento affermando che in un contesto sociale in cui voci discordanti si esprimono circa il valore della famiglia e l’identità della coppia, la procreazione l’insegnamento di Giovanni Paolo II offre una prospettiva impegnativa ed esaltante sulla verità dell’amore umano.

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