Il direttivo

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sabato 21 maggio 2011

Il Vangelo della vita nel magistero di Giovanni Paolo II

Lo scorso 18 maggio, per manifestare il proprio affetto e la propria gratitudine al Papa della vita, nella ricorrenza della data della sua nascita, il Movimento per la vita di Marsala ha organizzato a S.Ninfa presso il Centro pastorale ‘Giovanni Paolo II”, un incontro dal titolo “Il Vangelo della vita nel magistero del Beato Giovanni Paolo II”. Relatore è stato don Vincenzo Greco il quale ha esordito dicendo che non basterebbero i giorni della nostra vita per conoscere i 27 anni di pontificato di Giovanni Paolo II, non soltanto per i suoi scritti numerosissimi e per i suoi discorsi profondi, ma soprattutto per la sua personalità e la sua santità.
Giovanni Paolo II non ha trascurato nessuno degli aspetti di questo mondo. Forse quello più noto – anche perché se ne parla continuamente – è quella sua capacità di cambiare il corso della storia, in particolare il corso della politica soprattutto nei paesi dell’est.
Tra le tematiche che lui ha voluto prendere in mano veramente con molta insistenza, tanto che il mondo laico lo cominciò a guardare come uno dei suoi peggiori nemici, è il tema della vita e di tutti gli attentati e le difficoltà che la vita umana in tutte le sue fasi, in particolare la vita nascente e la vita terminale, subisce.
Lui ha affrontato tantissime volte la questione ‘difesa della vita nascente’, tanto che fù accusato di essere reazionario, retrogrado, incapace di camminare con i tempi. I suoi discorsi sulla morale sessuale, sull’apertura alla vita, sulla procreazione assistita erano frequentissimi. Ma cosa aveva veramente nel cuore il beato Giovanni Paolo II? Perché tutta questa insistenza in questi 27 anni di pontificato sul tema della vita umana? Perché ha speso anche il suo volto per queste tematiche che il mondo sembrava non comprendere; mentre lo applaudiva per la sua intelligenza politica infatti lo criticava per questa sua morale giudicata in alcuni casi addirittura medievale.
Il suo intento era profondamente, quasi esclusivamente teologico, cioè di rispetto e di proclamazione del primato di Dio nel mondo.
L’impianto morale di Giovanni Paolo II era soprattutto fondato sul primato di Dio per cui la vita è diritto di Dio che non può essere violato per nessuna ragione.
L’amore di Dio per ogni uomo fonda – secondo Giovanni Paolo II – la dignità altissima della persona umana.
Questi i cardini del suo ragionamento: Dio ti ama e quindi la tua dignità e altissima e la tua vita che è un dono di Dio è indisponibile. Affermazioni, queste, che gli attirarono tante critiche.
Nonostante questo, ha spiegato don Vincenzo, nella sua Enciclica Evangelium Vitae il beato polacco non fa venire meno un aspetto che lui tratta sin dai primi paragrafi e cioè che il Vangelo della vita può essere facilmente e razionalmente intuibile.
Tema molto delicato quello tra ragione e fede che Giovanni Paolo II volle sviluppare nell’enciclica Fides et ratio.
Ragione che nell’uomo moderno, proprio sul tema della vita, sembra offuscata, ci spiega Giovanni Paolo II,  da una cultura che lui chiama per la prima volta ‘cultura di morte’; cultura cioè fondata sul relativismo etico, sull’egoismo, sull’edonismo ed altre passioni dell’uomo che non tengono in alcun modo conto della persona umana ma pensano soltanto al profitto, all’utile, al piacere.
Cultura della morte, scrive Giovanni Paolo II,  che sembra si sia impossessata di tutti gli ambiti del vivere dell’uomo: politica, economia, etc, etc…
All’analisi della cultura della morte Giovanni Paolo II dedicò gran parte dell’enciclica Evangelium Vitae. Al contrario egli riservò solo pochi paragrafi ad alcuni ‘aspetti positivi’; e per tale motivo fu tanto criticato.
Il motivo da cui ha origine la cultura della morte, scrive Giovanni Paolo II al n.20 dell’enciclica pubblicata nel 1995 è una cattiva ed errata concezione della libertà; questo il fulcro, la ragione, la motivazione per cui ogni uomo oggi crede di essere libero, nel senso di poter scegliere indifferentemente (indifferentismo) tra bene e male. Quando si riduce la libertà a questo si perde il contatto con la verità.
La libertà nasce e si mantiene nella misura in cui essa si dirige verso il bene e la verità morale.
L’eclissi di Dio è alla base di tutto. Senza Dio non si può tenere unite libertà e verità.
Egli, infine, in Evangelium Vitae invoglia tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà a prendersi carico della vita, per difenderla, per evangelizzarla, per custodirla ma anche per amarla.
Evangelizzare la vita, celebrare la vita e servire la vita sono le tre consegne che lui da alla Chiesa al termine della sua Enciclica.
EVANGELIZZARE
Tutte le attività della Chiesa (catechesi, predicazione, il dialogo personale, la scuola) devono essere orientate e preparate ad affrontare questo tema. Proprio per combattere l’anti-cultura della morte e per instaurare la cultura per la vita; anche se questa predicazione per la vita dovesse costare tanta impopolarità.
 CELEBRARE LA VITA
La vita si può amare soltanto se diventa oggetto di contemplazione, cioè attraverso la preghiera, incontri di comunità cristiane che la mettono al centro della loro vita di orazione. Solo la contemplazione, la celebrazione quindi, può restituire all’uomo questa convinzione profonda.
SERVIRE LA VITA
Ritorna a chiedere alla Chiesa di creare movimenti che sempre con maggiore fantasia e forza possibile si impegnino a servire la vita.

Vittore Saladino

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