La Bibbia e la Bioetica si muovono su un terreno comune e hanno molti punti di contatto e discussione.
Ne risulta ciò dall’incontro tenuto da don Nicola Patti venerdì 28 gennaio nel 6° appuntamento del Seminario informativo “PRENDERSI CURA DELLA VITA” organizzato dal Movimento per la Vita di Marsala.
“La Bibbia, - ha spiegato il presule che ha ottenuto lo scorso anno il Master in Bioetica presso la facoltà di Messina - con le sue pagine che percorrono millenni e coprono distanze di tempo, di mentalità e di conoscenze, e la Bioetica, scienza moderna e attuale, trovano un unico punto di incontro nell’interesse per l’uomo, la sua vita e la sua qualità. Infatti, tema fondamentale della Bibbia, attorno a cui ruotano tutti gli altri, è l’uomo e la sua vita: in tutte le sue componenti e nella sua dimensione fisica, psichica e spirituale; l’uomo nella differenziazione sessuale in maschio e femmina; l’uomo in relazione con gli altri esseri viventi e con il creato che lo circonda; l’uomo che si confronta con i drammi del dolore, della sofferenza e della morte; l’uomo che cerca l’equilibrio con se stesso nel rapporto con i bambini, gli anziani, i malati”.
“Nel testo sacro non potranno essere rintracciate delle leggi valide oggi nel nostro contesto culturale e storico, - ha evidenziato don Nicola nel suo intervento - ma dei principi base su cui fondare e orientare i principi odierni della nuova scienza”.
Dalle parole del sacerdote si evince come la Bibbia, manifestando continuamente in tutti i suoi libri la preoccupazione etica per il valore della vita, per la sua qualità e per la sua sanità e accompagnando il cammino dell’uomo, i suoi dubbi e le sue domande di senso, può essere certamente un sostegno per la Bioetica.
Il relatore ha quindi spiegato le differenti visioni della vita e della morte tra Antico e Nuovo Testamento ed ha quindi evidenziato come il morire cristiano sia rispettoso della condizione e della dignità dell’uomo.
Per l’Antico Testamento, che ha ignorato per lungo tempo uno sfociare ultraterreno della vita, la vita terrena ha costituito da sempre il “massimo bene”. Solo nei testi sapienziali si comincia a relativizzare il valore di una vita molto lunga e fortunata come massimo bene e si lascia intravedere un valore nuovo e assoluto nella comunione e amicizia con Dio, che si prolunga oltre la morte, nella vita ultraterrena.
Per il Nuovo Testamento la vita è Cristo. Questa è la novità principale del NT: come Dio, anche Cristo ha in sé la vita (Gv 1,4; 14,6); per amore del padre e dei fratelli, Egli dà la Sua vita (Gv 10,11.15; 1 Gv 3,16). Sorretto dallo Spirito Santo, che è il principio fondamentale della vita nuova del credente il cristiano cammina verso la vita “eterna” (Rm 8), tanto da vivere in maniera completamente innestata in Cristo attraverso Cristo in Dio (Rm 14,7-8; 2Cor 5,15).
Sia l’AT, sia il NT hanno una considerazione alta e profonda della vita, considerata sempre in relazione a Dio. La vita è vista come la pienezza delle facoltà dell’uomo, il piacere che accompagna le sue funzioni vitali, l’integrazione nel mondo e nella propria società. Al contrario la morte è negazione di tutto ciò.
La sostanziale differenze è che l’uomo dell’AT attendeva la fine inesorabile come naturale conclusione di ogni essere vivente. Al di fuori di questa vita tutto è evanescenza. Lo stesso rapporto con Dio è visto in funzione di questa vita e si realizza nel campo dell’esistenza terrena e storica dell’uomo.
Gesù Cristo, il Risorto e Vivente, ha gettato le basi per una diversa “cultura” della morte, tanto diversa dalla cultura sia antico testamentaria, sia laica e laicizzante. Una cultura cristiana del morire, fatta di speranza, di vita oltre la morte, che offre fondamenti e prepara atteggiamenti nuovi per una bioetica del morire umano.
Un morire che ridà senso e significato a tuta la vita vissuta e che non sia vissuto come momento fugace e inaspettato. Morte e morire dell’uomo vengono compresi come ultimo momento terreno dell’esistenza e alla luce della pasqua, primo momento di una esistenza nuova. Tutto il percorso biblico mette in evidenza i principi fondamentali per una vita che sia dignitosa, qualitativamente appagante, in tutte le sue componenti e dimensioni. Acquistano così significato i principi che stanno a cuore alla Bioetica: il valore e la qualità della vita e la sua pienezza; la riqualificazione del corpo e del sesso; la sanità fisica e psichica, l’estensione e l’allargamento degli anni di vita, il superamento e al risoluzione di ogni forma di malattia, sofferenza e dolore; il tentativo di considerare la qualità non solo della vita, ma anche, se non soprattutto, la qualità del morire umano e della morte.
Il direttivo

martedì 1 febbraio 2011
TRA LA DIFESA DELLA VITA E LA LIBERTÀ DELLA MORTE - Aspetti giuridici dell’eutanasia
“Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”.
Le parole sopra riportate non sono state pronunciate né da un Papa, ne da un Cardinale, né da un cattolico ‘bigotto’; nemmeno da un ‘moderno’ laico sostenitore della vita umana.
Esse risalgono a circa 2500 anni fa e sono le parole scritte da Ippocrate (medico e geografo greco antico, considerato il "padre" della medicina) per il giuramento che ancora oggi viene prestato da medici, odontoiatri e veterinari prima di iniziare la professione.
Si evince da ciò come la questione di deontologia “medica” della somministrazione della morte è stata affrontata sin dagli albori dalla scienza medica.
Dopo aver analizzato nei precedenti appuntamenti del Seminario informativo “PRENDERSI CURA DELLA VITA”, organizzato dal Movimento per la Vita di Marsala, il valore della vita umana dal punto di vista della Bioetica e attraverso il contesto culturale odierno, si è dato incarico all’avvocato Domenico Giacalone di relazionare sugli “Aspetti giuridici dell’eutanasia”.Un argomento assai difficile, per il delicato tema da trattare e per l’attuale momento politico e culturale in cui l’uomo odierno tenta di districarsi tra la difesa della vita e la libertà della morte.
L’intervento dell’avvocato Giacalone, tenutosi giovedì 13 gennaio al Centro Sociale di Sappusi a Marsala, è stato tuttavia molto chiaro e chiarificante.
“In Italia, l’eutanasia è vietata dalla legge penale e tutto questo è perfettamente conforme al dettato costituzionale – ha esordito il relatore”. “Di conseguenza, per il vigente codice penale italiano, l’eutanasia attiva (quando la morte è provocata in maniera diretta) e l’eutanasia passiva (quando la morte è provocata indirettamente a seguito della sospensione delle necessarie cure; ben distinte dall’accanimento terapeutico) sono assimilabili all’omicidio volontario che è punito penalmente; tutto ciò, ai sensi e per gli effetti dell’art. 575 del codice penale”.
Dopo aver esaminato - dandone lettura - l’art. 575, l’avvocato Giacalone ha spiegato anche gli articoli 579 (omicidio del consenziente) e 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale.
Il relatore ha dunque illustrato ai presenti le diverse legislazioni vigenti sull’eutanasia nei vari Paesi del mondo e le le attività parlamentari che sin dal 1984 si sono susseguite nel nostro Paese in merito all’eutanasia.
Per finire, l’avvocato Giacalone ha brevemente accennato ad alcuni controversi casi (Elena Moroni, Eluana Englaro, Giovnni Nuvoli, Piergiorgio Welby) che senza dubbio hanno fatto più scalpore in Italia, oltre che per le implicanze etiche anche per quelle politiche, a causa delle motivazioni espresse dai giudici nelle loro sentenze.
lunedì 24 gennaio 2011
INSIEME PER EDUCARE ALLA VITA
Uniscono le forze il IV Circolo Didattico di Sappusi e il Movimento per la vita di Marsala
“Favorire, soprattutto fra i giovani, la formazione di una mentalità rispettosa della dignità della vita umana in ogni sua fase”.
È questo l’obiettivo comune che ha fatto scaturire una stretta collaborazione fra il Movimento per la vita di Marsala e il IV Circolo Didattico di Sappusi.
Durante un incontro per discutere delle varie iniziative organizzate dal Movimento per la vita a livello nazionale e locale, la direttrice, la professoressa Maria Lea Eliseo, d’accordo con il presidente del Movimento per la vita, Vittore Saladino, per poter meglio raggiungere lo scopo prefissato da entrambi, ha chiesto formalmente che il proprio istituto diventasse socio dell’associazione pro-life.
Potrà partecipare in questo modo attivamente alla vita sociale dell’associazione promuovendone le iniziative e sostenendone le attività attraverso le competenze dei propri docenti e mettendo a disposizioni i propri locali.
Da parte sua, il Movimento per la vita, offrirà la sua disponibilità ad apportare le proprie conoscenze e specificità nel contesto del piano formativo dell’istituto scolastico.
Già a partire dalla prossima giornata nazionale per la vita, che si celebrerà domenica 6 febbraio p.v., il coro “Voci di luce” della scuola delizierà con i suoi canti i partecipanti al convegno organizzato dal Movimento per la vita, che si terrà a partire dalle ore 16.00 presso il Centro sociale di Sappusi e che vede impegnati come relatori don Vincenzo Greco e don Vito Impellizzeri. Durante la stessa occasione i bambini doneranno all’associazione degli omogeneizzati che saranno successivamente distribuiti alle mamme in difficoltà. A partire dal mese di marzo, invece, i volontari del Movimento per la vita saranno impegnati fra i banchi degli istituti “Asta” e “Radice” con il progetto “pollicino” attraverso cui si tenterà di spiegare ai più piccoli il “segreto della vita”.
L’intero consiglio del Movimento per la vita di Marsala, felice per l’importante accordo raggiunto fra i due enti, si augura che tanti altri entrino a far parte della grande famiglia del Movimento per la Vita , che conta, in tutta Italia, oltre seicento movimenti locali, Centri e servizi di aiuto alla vita e Case di accoglienza.
lunedì 13 dicembre 2010
La vita umana: diritto inviolabile o oggetto di patti e di negoziati???
ABORTO e FECONDAZIONE ARTIFICIALE - Aspetti giuridici
L’Avvocato Manuela Linares, invitata dal direttivo del MpV di Marsala a discutere sulla questione, ha illustrato ai numerosi presenti come nell’arco di circa 45 anni si sia passati dalla sanzione del controllo volontario delle nascite all’avvio di servizi per l’informazione sui metodi contraccettivi ed il loro uso, nell’ambito delle libere scelte dalla coppia.
La relatrice, prendendo in esame le varie leggi che si sono susseguite sin dal 1930 e soffermandosi soprattutto sulla legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza e la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, ha evidenziato come sul piano culturale il tema del controllo volontario della procreazione si è posto sempre di più all’incrocio fra sanzioni morali e penali e libera scelta innanzitutto delle donne e poi delle coppie.
In merito alle POLITICHE PER L’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA, l’Avv. Linares ha specificato che l’aborto (ritradotto nella legislazione come “interruzione volontaria della gravidanza”) è un tema che ha una grande risonanza morale e che si riverbera con maggiore intensità sulle psicologie delle persone.
Durante il suo intervento la Linares ha oltretutto esposto i vari orientamenti culturali associati alle pratiche di aborto volontario – dalla condanna morale di qualsiasi aborto alla liberalizzazione assoluta – ed ha inoltre chiarito le varie fattispecie di aborto autorizzato dalla legge italiana (aborto prima dei 90 giorni dal concepimento, dopo i 90 giorni dal concepimento, nel caso di minorenni, nel caso di interdette).
Per quanto riguarda la fecondazione artificiale l’Avvocato Linares, oltre a presentarne le tecniche e le varie tesi pro e contro la legge 40/2004, ha presentato le varie battaglie parlamentari che si sono succedute negli ultimi 40 anni e che hanno infine portato alla introduzione della nuova legge. Legge subito attaccata dai radicali che attraverso una raccolta di firme per chiedere cinque referendum abrogativi, totalmente o parzialmente, della legge 40, portò all’indizione di 4 referendum; il risultato fu vanificato dal mancato raggiungimento del quorum.
Tuttavia una sentenza dell’aprile del 2010 ha fatto in modo da rendere efficace parte della legge stessa, in quanto, il precedente limite di 3 embrioni che potevano essere impiantati nell’utero materno è stato portato a 10, facendo perdere alla legge 40 l’intenzione originaria del legislatore che voleva attraverso questo limite difendere gli embrioni non utilizzati da distruzione o congelamento.
Quali conclusioni tirare da questo interessante incontro?
Appare assai assurdo e crea molto disagio e inquietudine un contesto in cui esiste un’ostinato desiderio di maternità in un mondo dove milioni di bambini muoiono di fame o vengono uccisi prima di vedere la luce.
L’evidenziazione dell’esigenza che il valore vita richiede e l’imparzialità con la quale questa esigenza deve essere assecondata non è solo un’impostazione teorica. Il campo della normativa deve farsene carico.
Accade però sempre più spesso che mettere insieme il valore della vita, che dovrebbe essere tutelato dalla legge con il pluralismo della società e con le soluzioni dei conflitti sulla vita umana per mezzo del compromesso e del consenso sempre mette in dubbio da parte della legge il valore assoluto del diritto alla vita e lo relativizza. In tal modo il diritto dell’uomo che è inviolabile, inalienabile dipende dalle disposizioni della maggioranza che potrebbe negarlo nelle leggi che fa. La vita umana diventa l’oggetto dei patti e dei negoziati. Si arriva a discutere su chi dovrebbe avere il diritto alla vita e chi no, si ammette la discussione nel parlamento oppure nella società per mezzo anche del referendum sulla negazione di tale diritto. Allora nella società pluralista il diritto diventa “lo strumento della volontà del legislatore assumendo il valore del compromesso il quale non soddisfa nessuno però viene accettato perché permette di evitare i conflitti sociali”[1]. La civiltà pluralista delle società ha portato con se le leggi fatte attraverso il consenso della maggioranza, per poter legalizzare l’uccisione dell’uomo e tutelare colui che uccide. Tale è la tragica direzione verso la quale va la legge circa il diritto alla vita. In tal modo il legislatore assume il potere di disporre del diritto alla vita e della sua tutela. La vita umana, nei casi da lui scelti, cessa di essere nella comunità statale il bene, il valore degno del rispetto e della protezione. Quando il legislatore nega il diritto alla vita in riferimento ad alcuni esseri umani e lo conferma per gli altri, allora infrange il diritto che è inviolabile e inerente alla persona. Entra in conflitto con i diritti umani che non possono essere l’oggetto dei patti, del consenso, delle votazioni e di referendum [2]. Lo Stato in cui domina tale visione del diritto cessa di essere lo Stato democratico del diritto, basato sui diritti dell’uomo. Diventa lo Stato tiranno che pretende di disporre della vita dei più deboli ed indifesi, della vita dei bambini non nati e degli anziani[3] e la democrazia diventa “chiaro o nascosto totalitarismo”[4]. Allora lo stato democratico e pluralistico “può assumere certe caratteristiche dello stato totalitario, se i cittadini non avranno la moralità, che ha il carattere universale per poter garantire sempre e dovunque il rispetto per la vita umana, per la sua dignità e le esigenze che tale vita comporta nella vita pubblica”[5].
[1] ŚLĘCZKA, Spór wokół..., 102
[2] Il referendum sulle leggi circa il diritto alla vita che contenevano l’aborto legale oppure allargavano la possibilità di abortire si è fatto: in Svizzera, in Italia in cui la Corte Costituzionale ha riconosciuto tale referendum come costituzionale, ma nel caso in cui si voleva introdurre l’aborto sul desiderio come contrario alla costituzione; in Portogallo dove la Corte Costituzionale ha affermato che il referendum è conforme alla costituzione però la gente ha bocciato la proposta di aggiungere i nuovi motivi per l’aborto. Il referendum sull’aborto, allora anche sul diritto alla vita si è fatto anche in Irlanda. Nella costituzione della Slovacchia e della Repubblica Ceca si proibisce di fare il referendum sui diritti dell’uomo. In Polonia il parlamento già alcune volte ha respinto la proposta di fare il referendum sull’aborto invece ha approvato le consultazioni sociali. Da esse risulta che su 1710976 dei partecipanti, 1527460 erano contro l’aborto cf GRZESKOWIAK A., Prawnokarna ochrona dziecka poczetego w pracach Sejmu i Senatu, Ottoniamun, Szczecin 1994, 133
[3] GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae, 20
[4] GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, 46
[5] BERREAU H., La loi morale-fondament du droit, Ethique 1996, 22
martedì 23 novembre 2010
Costituita l’EQUIPE GIOVANI del Movimento per la Vita di Marsala
Il 19/11/2010 si è costituita l’equipe giovani del Movimento per la Vita di Marsala.
I ragazzi che hanno formato il gruppo sono Sardo Marika, Adragna Laura Silvana,
Ardagna Valentina, Bonetto Adriana, Luana Buffa e Fabiana Brugnone. Le ragazze
saranno guidate dal presidente del MPV Marsala Vittore Saladino, il quale era entusiasta di questo evento.
L’equipe giovani sarà un importante punto di riferimento per l’intera associazione tra le cui proprie finalità assume particolare rilievo proprio quella educativa per favorire fra i giovani la formazione di una mentalità rispettosa della dignità della vita umana in ogni sua fase.
L’equipe giovani ha come obbiettivo quello di trasmettere i valori del MPV, ovvero “difendere la vita dal suo concepimento fino alla morte naturale” fra i loro coetanei, attraverso vari eventi.
I giovani infatti saranno impegnati a coordinare progetti di promozione e formazione rivolti ai ragazzi sia in ambito bioetico sia per il volontariato nelle strutture del Movimento.
Il gruppo è aperto a chiunque vorrà farne parte. Per informazioni si può scrivere all’indirizzo e-mail mpvgiovanimarsala@libero.it oppure visitare il blog www.mpvgiovani-marsala.blogspot.com
Sardo Marika
I ragazzi che hanno formato il gruppo sono Sardo Marika, Adragna Laura Silvana,
Ardagna Valentina, Bonetto Adriana, Luana Buffa e Fabiana Brugnone. Le ragazze
saranno guidate dal presidente del MPV Marsala Vittore Saladino, il quale era entusiasta di questo evento.
L’equipe giovani sarà un importante punto di riferimento per l’intera associazione tra le cui proprie finalità assume particolare rilievo proprio quella educativa per favorire fra i giovani la formazione di una mentalità rispettosa della dignità della vita umana in ogni sua fase.
L’equipe giovani ha come obbiettivo quello di trasmettere i valori del MPV, ovvero “difendere la vita dal suo concepimento fino alla morte naturale” fra i loro coetanei, attraverso vari eventi.
I giovani infatti saranno impegnati a coordinare progetti di promozione e formazione rivolti ai ragazzi sia in ambito bioetico sia per il volontariato nelle strutture del Movimento.
Il gruppo è aperto a chiunque vorrà farne parte. Per informazioni si può scrivere all’indirizzo e-mail mpvgiovanimarsala@libero.it oppure visitare il blog www.mpvgiovani-marsala.blogspot.com
Sardo Marika
sabato 13 novembre 2010
LA VITA E IL CONTESTO CULTURALE ODIERNO
“La vita corporea, fisica, dell’uomo è il valore fondamentale (principio di indisponibilità), per mezzo del quale la persona umana si realizza ed entra nel tempo e nello spazio, manifesta la propria libertà, progetta il futuro, manifesta la socialità entrando in relazioni con gli altri. Soltanto il bene spirituale e totale della persona si colloca sopra il valore fondamentale della vita fisica, e solo a motivo del bene spirituale della persona è possibile sacrificare la vita corporea.
Dal riconoscimento del valore fondamentale della vita fisica scaturisce il riconoscimento del diritto fondamentale alla vita fisica (principio di inviolabilità), diritto che non può essere violato neppure per favorire la vita di altri, perché la persona umana è fine in sé, totalità di valore e non una parte della società”.
Ci aveva lasciato con queste appassionanti considerazioni il prof. Mirabile al termine del secondo incontro. Egli tuttavia ci aveva avvisato su come sia frastornata e distratta la nostra società, in cui sembra oscurarsi la luce della vita; allo stesso tempo ci ha spronati facendoci riflettere su quanto sia fondamentale che in questa società, ci siano persone, soprattutto giovani pronti a prendersi cura della vita.
A darci un quadro più chiaro e delineato, a tratti sconfortante, del contesto culturale odierno, è intervenuto nel terzo incontro del seminario il dott. Vincenzo Savatteri, responsabile del Ser.T. di Marsala, criminologo e docente di Criminologia all’Università degli studi di Palermo e Messina e illustre esperto di fenomeni isoterici.
Appare ormai a tutti evidente quanto, in una società caratterizzata dall’individualismo esasperante e dalla mancata percezione dei veri valori della vita, sia venuta meno la responsabilità di ognuno di prendersi cura dell’altro, della vita dell’altro.
Sorge invece qualche dubbio in merito ai vari interessi che inducono intere generazioni ad avere determinati comportamenti che stanno sempre più disintegrando i vecchi modelli delle relazioni umane e sociali.
Il dott. Savatteri, partendo da recenti fatti di cronaca, ha spiegato ai partecipanti del seminario in che modo, attraverso un linguaggio subdolo, ambiguo, premeditato e scrupoloso, si diffonde una cultura della morte.
È ormai prassi assodata quella di camuffare significati gravi e inaccettabili con parole poco comprensibili o gradevoli o addirittura attraenti (interruzione di gravidanza anziché aborto/omicidio; dolce morte o eutanasia anziché privazione della libertà; etc…).
Fra i casi eclatanti il dott. Savatteri ha citato la stanza della morte in Svizzera chiamata “dignitas” (una struttura
Dal riconoscimento del valore fondamentale della vita fisica scaturisce il riconoscimento del diritto fondamentale alla vita fisica (principio di inviolabilità), diritto che non può essere violato neppure per favorire la vita di altri, perché la persona umana è fine in sé, totalità di valore e non una parte della società”.
Ci aveva lasciato con queste appassionanti considerazioni il prof. Mirabile al termine del secondo incontro. Egli tuttavia ci aveva avvisato su come sia frastornata e distratta la nostra società, in cui sembra oscurarsi la luce della vita; allo stesso tempo ci ha spronati facendoci riflettere su quanto sia fondamentale che in questa società, ci siano persone, soprattutto giovani pronti a prendersi cura della vita.
A darci un quadro più chiaro e delineato, a tratti sconfortante, del contesto culturale odierno, è intervenuto nel terzo incontro del seminario il dott. Vincenzo Savatteri, responsabile del Ser.T. di Marsala, criminologo e docente di Criminologia all’Università degli studi di Palermo e Messina e illustre esperto di fenomeni isoterici.
Appare ormai a tutti evidente quanto, in una società caratterizzata dall’individualismo esasperante e dalla mancata percezione dei veri valori della vita, sia venuta meno la responsabilità di ognuno di prendersi cura dell’altro, della vita dell’altro.
Sorge invece qualche dubbio in merito ai vari interessi che inducono intere generazioni ad avere determinati comportamenti che stanno sempre più disintegrando i vecchi modelli delle relazioni umane e sociali.
Il dott. Savatteri, partendo da recenti fatti di cronaca, ha spiegato ai partecipanti del seminario in che modo, attraverso un linguaggio subdolo, ambiguo, premeditato e scrupoloso, si diffonde una cultura della morte.
È ormai prassi assodata quella di camuffare significati gravi e inaccettabili con parole poco comprensibili o gradevoli o addirittura attraenti (interruzione di gravidanza anziché aborto/omicidio; dolce morte o eutanasia anziché privazione della libertà; etc…).
Fra i casi eclatanti il dott. Savatteri ha citato la stanza della morte in Svizzera chiamata “dignitas” (una struttura
“Educare alla pienezza della vita”
Pubblicato il messaggio per la 33ª Giornata Nazionale per la vita (6 febbraio 2011)
L’educazione è la sfida e il compito urgente a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vocazione.
Auspichiamo e vogliamo impegnarci per educare alla pienezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto.
Come osserva Papa Benedetto XVI, «alla radice della crisi dell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita» (Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008). Con preoccupante frequenza, la cronaca riferisce episodi di efferata violenza: creature a cui è impedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, anziani abbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro.
L’educazione è la sfida e il compito urgente a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vocazione.
Auspichiamo e vogliamo impegnarci per educare alla pienezza della vita, sostenendo e facendo crescere, a partire dalle nuove generazioni, una cultura della vita che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto.
Come osserva Papa Benedetto XVI, «alla radice della crisi dell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita» (Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008). Con preoccupante frequenza, la cronaca riferisce episodi di efferata violenza: creature a cui è impedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, anziani abbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro.
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